28/12/12

I wanna scream and shout and let it all out.

Hai trentanove anni e io ventinove. Se non sono più un ragazzino io, figuriamoci tu. “Non può funzionare” mi dico, tentato di lasciar perdere tutto.
Sorridi, parliamo del più e del meno anche se non sto ascoltando. Non so se tornare a casa o aspettare ancora un po’.
Hai la barba incolta, la bocca ti sa di caffè, hai le rughe e scarpe marroni da vecchio. Niente mi fa sentire tuo alleato.

Una cosa forse sì, gli occhi scuri.
Chiedono pietà quegli occhi.
Se guardo solo quelli, riesco a vederti adolescente, ragazzino, riesco a vederti giocare, piangere, lottare. Riesco a vedere tutto quello che c’è stato e a riconoscere che forse sei sempre tu e lo sarai anche fra dieci anni o venti.

Come sono sempre io quando rifletto e mi sembra di avere ancora quindici anni, poi rifletto meglio e mi ricordo di averne ventinove, di lavorare ogni giorno, del fatto che mi prendo già un po’ cura dei miei genitori e che tecnicamente ho scollettato e non sto più crescendo. Sto invecchiando.


19/12/12

It's been years since someone asked me to dance.

Disteso sulla penisola del divano, credo che i miei piedi, che si frappongono tra me e il televisore, stiano esattamente a metà strada. Distendo le punte come un ballerino.
“Dovrei formattare il pc che non funziona da mesi” penso e mi prende lo sconforto e tutt’a un tratto Extreme Home Makehover mi sembra esageratamente interessante per muovermi da dove sono.
Il cane si gonfia e si sgonfia, raggomitolato dentro sè stesso proprio accanto a me. Se la dorme, ma se alzo un dito lui apre un occhio o gira un orecchio.
“Dovrei anche fare una lavatrice” ma decido di svegliare il cane e mi metto a giocarci, si badi, esattamente da dove sono. Tanto è lui che tira e corre e salta e io mi chiedo con quale voglia.
“Cazzo stasera tocca anche la doccia” subentra la depressione da delusione di me stesso per la pigrizia causata anche dal fatto che sono depresso perché non combino un cazzo. E’ un cazzo di circolo vizioso del cazzo.
“E per cena che mi faccio?” penso al minestrone surgelato che ho nel freezer e comincerei a piangere. Mi alzo, basta. Anche perché devo fare la pipì.
Decido di chiamare per una pizza a domicilio. Di nuovo. infatti la signorina al telefono mi dice che siccome chiamo spesso ho diritto ad una bibita omaggio. Mi prende una fitta al petto, dico che va bene così grazie.

C’è bisogno di una svolta.