Durante il mio agosto lavorativo, tornando a casa ad un’ora decentissima, ho scoperto che Italia1 ridava Dawson’s Creek e ho preso a guardarlo.
Tralascio le considerazioni su chi possa mai aver scritto quei dialoghi e su come facessimo noi sedic, diciassett, diciottenni a digerirli con tanta tranquillità guardando altri sedic, diciassett, diciottenni che avrebbero dovuto somigliarci.
A proposito di questo, però, osservare oggi quelle scene mi ha scatenato un flashback emotivo.
E’ stato più del rivedere una vecchia fotografia o ritrovare un diario di scuola. C’era anche quello, ma l’empatia è andata anche oltre. Mi sono ricordato, ed in un certo modo ho riprovato, come mi sentivo mentre guardavo quel telefilm rivelatore.
Erano gli anni fondamentali. Quegli anni in cui tutto cambia, mentalmente, emotivamente e molto, molto fisicamente. Ed uno come me, oltre ad affrontare una normale adolescenza con tutto il suo rimorchio di complessità (ah, quant’è complessa e sottovalutata!) si trovava in quegli anni a scalare la stessa montagna di Jack.
Tagliamo corto: Jack è ricchione. Ha trovato il coraggio di ammetterlo a se stesso e agli altri (incredibile per il ragazzino che ero all’epoca) e si affaccia con ripugnanza e curiosità verso quel mondo in cui, in quello stesso momento, mi affacciavo io con curiosità e ripugnanza. E molti pregiudizi, in gran parte fondati. E, dimenticavo, estremo terrore.
Jack è spaurito, in una discoteca gay per la prima volta, da solo (!!!). Tanta, troppa carne. Scappa. Come biasimarlo. Non ti sentirai mai a tuo agio in quei posti. Imparerai a dissimulare, dopo anni e un bel po’ di stomaco forte. L’allenarsi a sdrammatizzare, il disincantarsi, il disilludersi. Anche se una fiammella accesa da qualche parte rimane sempre. Poi capisci che puoi anche smettere di andarci, anche se l’allenamento è importante.
“Hai la faccia del giovane e timido ragazzo gay alle prime armi, destinato ad avere il cuore spezzato” questa roba è bibbia.
Jack conosce un ragazzo bello, gay e disinvolto, sfacciato. Si vede che da un lato ne è attratto, dall’altro ha paura e non sa cosa farci. Ricordo che, incollato al televisore di fronte a quegli occhi chiari, io mi chiedevo cosa avrei fatto qualora fosse capitato anche a me. Sono quei momenti, unici e intensissimi, in cui si ha attrazione e repulsione allo stesso tempo per qualcosa che non si conosce, non si sa gestire e dove porterà (un po’ come la prima masturbazione, per dirne una). Il desiderio di parlarsi, quello di baciarsi, o magari no, quello di fare sesso (sì, ma come?). La paura che qualcuno ti abbia visto e di dove mi troverò alla fine di tutto questo.
Non continuo, non basterebbe un’enciclopedia in dieci volumi a sviscerare l’argomento in cui mi sto addentrando.
Però è stato curioso il modo in cui ho rivissuto tutto ciò, di come l’ho ricordato e di dove io sia adesso, il sapore di prima e quello di ora.
E’ un pericolo il modo in cui una matassa del genere si sbrogli da sola, se tutto va bene, sempre con il rischio che qualche nodino rimanga.