"[...] stringo la penna e scrivo, scelgo la parola ‘felicità’. vorrei cambiarla, scrivere di oggetti concreti, ripeterne il nome, che so ‘forbici’ ‘foglia’ ‘lampada’, ma niente, mi gira solo ‘felicità’. e scrivo. scrivo una menata sentimentale, senza troppe esitazioni, la ricordo ancora benissimo: la tua felicità mi umilia. si basta da sola, si guarda, si piace. mi esclude, la tua felicità, mi sbatte fuori dal tuo mondo. io ti desidero. non i tuoi sorrisi felici e vuoti, né i tuoi occhi, ciechi e felici, voglio te che sei felice e non hai bisogno di nessuno. mi fermo e rileggo. sterzo, improvvisamente, aggiungo, fottetevi tu e la tua felicità.[...]"
Giancarlo Pastore, Meduse
2 commenti:
Ti ho letto ieri sera, ma ero troppo stanca per scrivere un commento che avesse un minimo di senso. Però stanotte il pensiero è venuto fuori chiaro e preciso. E cioè: la tua citazione mi ha fatto ricordare che, in russo, felicità e fortuna si dicono con la stessa parola: счàстье (sčastje)[č=c di ciao, e sč lo leggi sc].
Quando l'ho scoperto mi è sembrato strano, ma poi, riflettendoci, non me lo è sembrato più tanto.
E forse mi fa capire, sentire, meglio, quel 'fottetevi tu e le tua felicità'. Per l'invidia della non condivisione.
(Va be'... forse avrei davvero bisogno di dormire di più! ;DDDDDDDDDDDDDD)
Già, non sorprende neanche me. Più passa il tempo e più ritengo fortunato chi ha la capacità di vivere felice, accontentandosi e non facendosi distrarre dall'insoddisfazione. A me ha fatto impazzire questo frammento di un libro che non ho ancora letto (ma che vorrei tanto, ho solo trovato un estratto dal sito dell'autore ed è stato amore a prima vista).
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