Del paese dei balocchi, sarebbe a dire: “Mei troia che morì de oia”.
Il Luna Park dove ho trascorso la mia vacanza estiva è un’isola e si chiama Mykonos.
E’ ventosa, ventosa in modo scenografico, in modo da non farti mai sudare ed in modo che capelli e vesti ti si muovano nel modo giusto.
Non ci sono spigoli a Mykonos, gli edifici hanno questi angoli stondati così bianchi e morbidi che sembrano fatti di panna o yogurt.
E’ percorribile in motorino, sì, non è troppo grande, ma ha salite e discese molto ripide e promontori che offrono una vista e degli scorci tali da valer la pena di essere andati fin là.
Ma c’è anche qualcos’altro per cui vale la pena andare fin là.
Non c’è cocacola normale, a Mykonos. Ne ho chiesta una ad un bar in spiaggia che rimbombava di musica house e la ragazza al bancone mi fa: “Light Coke?” non capivo, avevo detto solo cocacola. Poi mi guardo intorno e vedo una coppia di superpalestrati che sorseggiano una lattina di coca zero to share e allora forse capisco.
Non c’è futuro a Mykonos, ma soltanto un abbondante presente. Questo l’ho realizzato gradualmente, quando una sera nel locale cercavo con gli occhi il Cipriota della notte precedente e ho invece conosciuto Prince Charming, bellissimo, tedesco biondo con gli occhi azzurri, alto 1 e 90. Abbiamo fatto dell’ottimo sesso e mi sono trattenuto dal riscrivergli subito l’indomani, nell’attesa di rivederlo comunque la sera. Peccato che nel locale in cui eravamo mi sia girato al largo. Così stavo quasi per tornarmene a casa quando ho conosciuto Fabio, romano de Roma, che è stata un’ottima consolazione ma che ancora non ha accettato la mia richiesta di amicizia su facebook e comincio a capire perché.
Ora basta, si torna a casa, si torna al lavoro e ad una vita pressappoco normale dove si fanno magari anche tanti giri ma su una sola giostra che al massimo sia un BrucoMela.