21/02/14

Come vorrei sentirti viva in un’immagine.

Volver di Almodovar inizia scorrendo i titoli su una carrellata di donne spagnole in un cimitero impegnate a pulire con estremo impegno e devozione le tombe dei propri cari. Una scena dolce e comica, nella sua tristezza di fondo.

La vita è ironica.
Quando le sue giornate stavano impantanandosi su una solitudine ripetitiva, mia madre ha conosciuto quella che sarebbe diventata una delle sue nuove amiche proprio al cimitero: i loro defunti mariti sono infatti vicini di loculo. Questa l’ha coinvolta nel frequentare l’Università della Terza Età. Ad averlo saputo mi sarei laureato lì: non ci sono esami, ti impegna non più di due pomeriggi a settimana per ascoltare esperti su argomenti di cultura generale e organizzano pure gite culturali, gruppi di canto e recitazione. A parte gli scherzi, una bella iniziativa, da allora le sue giornate sono più piene e la sua rubrica si è popolata di un po’ di amiche in più.
Mi sento come una mamma impaurita per il primo giorno di scuola del figlio, poi commossa e un po’ tradita vedendo che ha fatto amicizia e se la cava benissimo da solo.
Mi chiedo se si debba dire grazie ad una buona parola di mio padre, all’amministrazione del cimitero, al caso.


3 commenti:

annetta ha detto...

Magari si. :)
(cosa ne sappiamo noi, di come vanno le cose, di là?)

Eh, Almodovar... grande! :D

Andrebbasta ha detto...

Adoro Almodovar, anche se non proprio tutto di Almodovar.

E mi piace che nei titoli di inizio faccia scrivere "un film di ALMODOVAR"

annetta ha detto...

Pienamente d'accordo! :D