20/09/11

Just like every cowboy sings his sad, sad song.

Non ho mai saputo abbinare i vestiti.

In realtà questa frase implicherebbe che la cosa per me sia importante, ma in realtà non è così, o almeno non lo è più. Ho un amico che passa la vita ad incrociare l’interno del colletto della camicia con la trama della cintura e gli occhiali da sole con la tonalità delle scarpe, mentre io mi preparo facendo un mix&match di quello che ho (di pulito) nell’armadio e se al termine quel che vedo allo specchio si sposa anche con i miei capelli, sono a posto, posso uscire.
Ci sono oramai molti concetti di moda, di quello che sta bene o che sta male, di quello che “va di moda” o che invece ne è passato. Questa stessa relatività rende vana l’idea che ci sia un modo corretto e non di vestirsi e abbinare le cose e la dimostrazione si ha da fenomeni come The Sartorialist, che testimoniano come lo stile sia ovunque e spesso dove non si sarebbe cercato e che a far moda sia spesso solo il gusto, l’originalità, la creatività, la libertà di espressione: tutto molto personale dunque. E’ la giusta evoluzione della moda oggi, con canoni più elastici e regole molto sottili da tendere a scomparire.

Qualche anno fa cominciavo a lavorare. Da un giorno all’altro ho dovuto rifornirmi dell’abbigliamento adeguato, avendo nell’armadio solo jeans e t-shirt. A poco a poco, con i mesi e i primi stipendi prosciugati, l’armadio si è riempito di completi, camicie, cravatte, scarpe e cinture, queste ultime rigorosamente dello stesso colore. Nonostante questo, tutt’oggi mi sembra d’avere un’armadio pieno di roba brutta ed ordinaria in cui non so ancora sentirmi a mio agio, testimone il fatto che continuo a non saper appaiare la cravatta giusta con la camicia prescelta. Riga su riga: giammai. Come anche pattern su pattern o scuro su scuro. Attenzione alle cravatte dai colori sgargianti, sempre meglio su sfondi tranquilli e le cose si complicano se anche il completo ha delle righe.
Il primo capo del cui acquisto sono rimasto soddisfatto, per la prima volta da cinque anni a questa parte di abbigliamento classico, è stato un completo invernale principe di galles vintage. Esatto: usato. Ero con amici in giro per Firenze e dopo aver passato i weekend precedenti per i grandi magazzini della Versilia in compagnia di mamma senza trovare qualcosa che non mi facesse inclinare la testa e storcere la bocca, ho trovato per caso questo completo di sartoria seminuovo, che mi cade a pennello, con la sua vita alta e i suoi risvolti sopra la caviglia. L’ho pagato quanto avrei pagato un completo nuovo da Fabbri Giancarlo e devo dire che li vale tutti, uscito com’è dal baule di qualche elegante nonno aristocratico.

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